La manifestazione di Gesù ai Magi

I Magi, i sapienti che leggono nei cieli i segni del Creatore

Il Mantello della Giustizia, Gennaio 2024

di Stefano Tarocchi · Nella splendida pagina del vangelo di Matteo che narra la vicenda dei Magi (Mt 2,1-12) ricorrono diversi motivi che ci permettono di completare lo sguardo della nostra fede di credenti a riguardo della nascita del figlio di Dio.

Non si 

tratta di un racconto di fantasia, progettato per definire questa «Epifania» del Signore. Si tratta piuttosto di una rilettura in profondità delle Scritture, ed in particolare di un racconto tratto dal libro dei Numeri dove si narrano le vicende del re di Moab, Balaq, e del veggente Balaam, che viene da Oriente: figure che anticipano quelle di Erode e dei Magi (Nm 24,10-19). Balaq vuole che Balaam maledica Israele, ma questi, per intervento dell’angelo del Signore, si fa piuttosto latore di un annuncio e di una benedizione per Israele. Ecco il cuore del testo: «io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele …; Edom diverrà sua conquista e diverrà sua conquista Seir, suo nemico, mentre Israele compirà prodezze. Uno di Giacobbe dominerà…» (Num 24,17). Questo versetto, dall

a versione dei LXX alle traduzioni in aramaico del testo ebraico (Targum), ha conosciuto interpretazioni che evidenziano una lettura cristologica ed universalistica della narrazione dei Magi: «una stella si leverà da Giacobbe e un uomo sorgerà da Israele» e anche «un re deve levarsi tra quelli della casa di Giacobbe, un liberatore ed un capo tra quelli della casa di Israele»

Protagonisti sono uomini, che noi semplicemente conosciamo come Magi, ossia uomini sapienti. Uomini stranieri che vengono da Oriente, con le loro culture e le loro divinità, ed un progetto da portare a termine: il lieto annuncio della nascita del Figlio di Dio non è proprietà privata di nessuno, ma si apre ad ogni creatura umana capace di andare in ricerca del Creatore all’interno della bellezza del creato.

Di loro non conosciamo neanche il numero, sebbene siamo soliti pensare a tre uomini, sulla base dei tre doni che offrono al «nato re dei giudei»: oro, incenso e mirra. Altri testi biblici, in particolare dei libri di Isaia e dei Salmi aggiungono elementi circa la loro origine, le loro cavalcature, i loro doni e il loro stato regale: «i re di Tarsis e delle isole portino tributi, i re di Saba e di Seba offrano doni… Viva e gli sia dato oro di Arabia» (Salmo 71); «uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa tutti verranno da Saba, portando oro e incenso (Isaia 60).

Secondo il racconto del Vangelo di Matteo i Magi hanno seguito il cammino apparente nel cielo di un astro, una stella che generalmente viene interpretata come una cometa, corpo celeste che propriamente una stella non è.

Come scrive Giovanni Crisostomo, nel suo commento a Matteo, «la stella non è rimasta in alto a mostrare di là il luogo, altrimenti i Magi non avrebbero potuto riconoscerla. No, essa discese per questo scopo nel profondo … Vedi allora che questa non era una stella ordinaria e che non si mostrò sottoposta alle leggi del creato visibile?».

Leggendo i segni della creazione, si rende omaggio al Creatore. È per questo motivo che il pensiero di Papa Francesco sulla cura del creato, espresso in due documenti, l’enciclica Laudato si’ (2015) e l’esortazione apostolica Laudate Deum (2023) – quest’ultima rivolta espressamente a «tutti gli uomini di buona volontà» –, che solo menti ottuse non riescono a collegare con le profondità del mistero cristiano. Il fatto è che in questo brano di Matteo, c’è realmente un altro tipo di ottuso Erode, un sovrano crudele e spietato.

Quest’ultimo, davanti alla parola dei Magi che gli svelano il progetto di andare ad adorare il «re dei giudei che è nato», entra in confusione, insieme a tutta la città di Gerusalemme, fatto che si riallaccia al tema della città che perseguita i profeti. Chiunque sa che è «dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo» (Gv 7,42), cioè il Messia. Di Betlemme parla il profeta Michea, di cui Matteo riporta la nota profezia.

Non è quindi un caso che, quando i Magi si rivolgono al re, la stella scompaia dai cieli. Il re si è rivolto ai suoi saggi e alle Scritture, che in questo modo paradossalmente svolgono un ruolo negativo: ma è così quando qualcuno vuole sfruttarle per il suo proprio progetto, opposto a quello divino.

Infatti, Erode svela ai Magi, ed è significativo che ciò avvenga di nascosto, che anch’egli vuole andare ad adorare il «nato dei giudei». Sta proprio nel ricorrere di due espressioni («con esattezza, accuratamente»), che nel testo greco hanno la medesima radice, il senso del progetto malvagio di re Erode. Questo non può svolgersi alla luce piena.

Ma il piano di Dio va in un’altra direzione, e il disegno malvagio di Erode viene vanificato. I magi avvertiti in sogno fanno ritorno alle loro terre per un’altra strada. Quel Dio che si è rivelato anche popoli lontani non può permettere che il male prevalga in alcun modo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.